La vera storia del Necronomicon
Il NECRONOMICON e la sua vera storia, da Alhazred ai giorni nostri
di: Massimo Mayde
Nel 1962, se qualcuno di voi avesse acquistato la copia dell’Antiquarian Bookman (una delle riviste più autorevoli per bibliofili e collezionisti di libri antichi) avrebbe trovato un trafiletto piuttosto intrigante che faceva riferimento a un libro in vendita dal nome sinistro: il Necronomicon, proveniente da una pressoché sconosciuta Miskatonic University.
Se invece vi foste ritrovai a bazzicare i dintorni della biblioteca della California University, almeno sino agli anni ’90 del secolo scorso, avreste trovato una scheda di presa in carico regolamentare e ben catalogata circa i prestiti e i resi di un tomo dal titolo vagamente funesto: il Necronomicon.
Ma stiamo parlando di quel Necronomicon? Quello descritto da H.P. Lovecraft nei suoi racconti o di qualcos’altro? Ebbene sì, stiamo proprio parlando di “quel” Necronomicon.
Queste affermazioni potrebbe destabilizzare chiunque si sia mai appassionato alle letture del solitario di Providence, e magari prenderla sul ridere, ma riderebbe molto meno se sapesse che tutto questo è assolutamente vero e documentato.
Quindi il Necronomicon esiste davvero? La risposta è complessa e come per tutte le cose occorre andare con ordine perché la sua storia è immensa e ricca di strani depistaggi, mezze verità e agghiaccianti rivelazioni che parlano di civiltà preumane. Stiamo per addentrarci tra le pagine di antichi libri proibiti, riti innominabili e strane presenze cosmiche chiamate "Grandi Antichi" che per secoli l’umanità ha creduto fossero ben altro…
Che cos'è il Necronomicon? E chi lo ha scritto?
Tra tutti i libri maledetti, il Necronomicon sembra essere quello dalla storia più sinistra, ed è meglio metterlo subito in chiaro: si tratta di uno pseudobiblium, ovvero un libro immaginario, contenuto (in questo caso) in un'opera letteraria. Può essere citato di sfuggita, può essere il punto focale attorno al quale gravita un'intera vicenda, come ad esempio Le nove porte del Regno delle Ombre (Aristide Torchia - Venezia, 1666), inventato dallo scrittore Arturo Perez Reverte per il suo romanzo "Il club Dumas". Estratti dello pseudolibro possono essere riportati nel testo ai fini della trama, essere ripresi e approfonditi in altri racconti e romanzi e così via.
Ma a volte qualcosa sfugge di mano, come vedremo tra poco.
Partiamo subito dicendo che Lovecraft per il suo Necronomicon, c'è da dirlo, non si è mai particolarmente espresso sul suo contenuto, limitandosi a laconiche citazioni come nel racconto "Le montagne della follia", dove uno dei ricercatori facente parte di una spedizione di sedici esploratori, fa cenno di un libro misterioso, il Necronomicon, che riporterebbe tra le sue pagine di strane creature dormienti e indefinite, chiamate Shoggoth; essi si troverebbero proprio lì dove sono diretti, tra i ghiacci del Polo Sud. In quelle lande desolate e gelide queste creature risiedono in uno stato di sonno simile alla morte, sepolti tra le rovine ciclopiche erette da una civiltà probabilmente aliena, o forse preumana. Esseri dormienti? Mica tanto, perché uno di questi si risveglia mettendo in fuga gli esploratori. Uno di questi, Danforth
Ma il Necronomicon non è sempre così specifico e pieno di dettagli, forse volutamente, perché si potrebbe immaginare che lo stesso Lovecraft abbia preferito lasciare un alone di mistero o ancora – e forse più probabile – lasciarsi aperto più possibilità di sfruttamento del Necronomicon senza definirlo troppo, adattando di volta in volta il testo alle sue esigenze di trama. Nonostante ciò, alcune cose circa il suo contenuto sono state più volte espresse nei suoi scritti e includono:
- rivelazioni sulle creature che vivono al di fuori del tempo e lo spazio materiale,
- la storia dei Grandi Antichi e degli Shoggoth,
- formule di magia nera atte a riportare in vita i morti
- lo spostamento della mente in un altro piano materiale (come accade nel racconto “Colui che sussurrava nelle tenebre”),
- riti magici per aprire varchi tra i mondi, <br>nozioni sui divoratori di cadaveri,
- riti di evocazione e per risvegliare dal loro sonno i Grandi Antichi.
Ebbene, Lovecraft ci dice che a scrivere il Necronomicon è stato un arabo folle, tale Abdul Alhazred (nome ricavato dal gioco di parole Abdul all has read, che in inglese significa “Abdul ha letto ogni cosa”), un uomo di origine Yemenita dalla cultura enorme che però, a detta del biasimo con cui se ne cita sempre il nome, avrebbe votato la sua curiosità verso cose nelle quali non avrebbe dovuto indagare. Nello specifico, Abdul Alhazred avrebbe scritto nel Necronomicon i rituali per evocare e risvegliare i Grandi Antichi, tra i quali Cthulhu, l'essere che ancora risiederebbe dormiente nelle profondità dell'oceano, in qualche luogo-non-luogo dal nome impronunciabile chiamato R'lyeh, e citato nei racconti del Ciclo di Cthulhu.
Nativo di Sanaa, capitale dello Yemen, si dice fosse vissuto nel periodo dei Califfi Ommiadi, all'incirca nell'ottavo secolo dopo Cristo; si narra che le sue ricerche su certi antichi culti e segreti mistici, lo abbiano condotto tra le rovine di Babilonia, le catacombe segrete di Menfi e che si sia abbandonato a lunghi anni di solitudine nel deserto arabo Raba El-Khaliyeh, e nel Dahan, ritenuto luogo infestato da spiriti maligni e creature non di questo mondo.
Ma per quale motivo era descritto come "folle"? Per prima cosa, il nostro Alhazred non era musulmano, cosa di per sé già piuttosto sovversiva per qualcuno nato in Medio Oriente, persino oggi, figuriamoci allora. Diversamente, adorava delle strane entità cosmiche di cui nessuno aveva mai sentito parlare prima e dai nomi impronunciabili. Seconda cosa, durante i suoi pellegrinaggi per il Medio Oriente, il nostro raccontava di aver visitato la Città dalle Mille Colonne e che fra le sue rovine vi avesse trovato le cronache di un passato che descriveva una inconcepibile razza preumana molto antica. Infine, cosa non da poco, aveva scritto Al Azif nel 730 d.c., considerato da tutti coloro che lo avevano letto una pura blasfemia.
Il terribile libro però doveva non essere piaciuto non solo ai suoi connazionali, ma anche a qualcosa di sovrannaturale che lo aveva forse seguito per anni, sino a catturarlo, nel 738 d.c. mentre si aggirava furtivo in un mercato di Damasco. Ibn Khallikan, un cronista dell'epoca, scrisse che Alhazred venne afferrato in pieno giorno da un'entità invisibile e letteralmente fatto a pezzi e divorato davanti a molti testimoni.
Fine di Abdul Alhazred, sì, ma non del suo libro. L'Al Azif si era nel frattempo diffuso segretamente tra i filosofi dell’epoca e, nel 950 d.c. venne tradotto in greco dall'erudito bizantino Theodorus Philetas con il titolo che tutti oggi conosciamo come NECRONOMICON.
E qui veniamo al suo significato.
Cosa significa la parola "Necronomicon"?
All’inizio si era detto che AL AZIF si potrebbe interpretare come il suono notturno emesso dai demoni, ma il suo nome corretto potrebbe essere Kitab Al-Azif ovvero Libro degli Ululati dei Demoni del Deserto.
Con la traduzione greca di Theodorus Philetas, il suo nome cambia in NECRONOMICON, un titolo molto più esplicativo sul suo contenuto; il termine Al-Azif indicava infatti il "sussurro dei demoni nella notte", mentre Necronomicon, composto dalle parole greche NEKROS - NOMOS - EIKON, indicherebbe "Il libro delle leggi che governano i morti".
Ma ne siamo sicuri?
Sam Raimi, con il suo film "La casa" del 1981, diciamocelo, ha un po' contribuito a creare una sorta di caos: i morti indicati dal titolo contenente il suffisso NECRO (NEKROS), infatti, non indica i defunti e quindi un libro di NECROMANZIA per risvegliare spiriti e cadaveri dalla tomba, ma molto più probabilmente "I GRANDI ANTICHI", intesi come "I GRANDI DORMIENTI".
La seconda parola che compare è NOMOS, che potrebbe indicare il carattere originale di "suono" o "canto" indicato da AL AZIF e, infine, EIKON, ovvero "immagine" o "simulacro".
A questo punto, tirando le somme e cercando di dare un'interpretazione, potremmo dire che NECRONOMICON sia la parola che indica i riti per l'evocazione di antiche divinità scomparse, o dormienti come Cthulhu.
Alla stessa maniera, interpretando NOMOS con la sua traduzione più letterale, avremmo "suono", che potrebbe indicare i suoni emessi dai demoni notturni, forse uditi e tradotti da Alhazred in parole solo vagamente comprensibili agli esseri umani.
Qui potremmo aggiungere una nota e tornare alla questione: perché leggere il Necronomicon renderebbe folli? Forse proprio a causa del suo contenuto, che letto ad alta voce, produrrebbe suoni "non terrestri", sovrannaturali, e per questo capaci di stravolgere le menti umane e di renderle folli, un po' come vorrebbe la tradizione ebraico-cristiana circa la voce delle entità angeliche se udita dagli uomini.
Un appunto: ricordate le parole Klaatu barada nikto che Ash pronuncia incautamente leggendo il Necronomicon nel film "L'armata delle tenebre"? Ebbene, nulla hanno a che vedere con il Necronomicon in quanto si tratta di una citazione dal film "Ultimatum alla terra" di Robert Wise del 1951.
Ma poco più sopra abbiamo praticamente detto che il nome NECRONOMICON ci viene da un misconosciuto greco di nome Theodorus Philetas, e qui il mito e la verità iniziano a mescolarsi. Se Philetas è una pura invenzione letteraria, non lo è affatto invece Olaus Wormius, citato da Lovecraft come l’autore della traduzione in latino del libro. Chi era costui? Forse i più conosceranno il suo lascito scientifico, in quanto Wormius (1588 – 1654) fu medico, biologo e filologo danese, famoso per i suoi studi sull’embriologia, la zoologia e i suoi interessi nel campo della letteratura e della lingua scandinava con particolare attenzione per la runologia.
Che cosa c’entra tutto questo con il Necronomicon? Apparentemente nulla, in quanto il Wormius di Lovecraft risulta essere stato “eccessivamente precoce”, tanto da aver tradotto il manoscritto più di trecento anni prima di nascere...! Olaus Wormius di Lovecraft traduce infatti il Necronomicon nel 1228, mentre il Wormius storico, nasce nel 1588.
Viene quindi da chiedersi se forse non si trattò di una svista di Lovecraft o di una semplice omonimia. O forse, visto come il solitario di Providence amasse tanto giocare con le parole, non ci sarebbe da stupirsi se l’assonanza della parola Wormius con la parola inglese “worm”, ovvero “verme”, avesse in qualche modo solleticato il suo humor nero.
Chissà.
Olaus Wormius e la traduzione latina del Necronomicon
Arriviamo a questo punto all'entrata in scena del misterioso danese di cui abbiamo appena parlato, tale Olaus Wormius che nel 1228 prende il manoscritto del famigerato Necronomicon tradotto da Theodorus Philetas e lo trascrive in latino. Sino dalla traduzione greca, il libro viene fortemente represso ed infine dato alle fiamme nel 1050 dal vescovo Michele di Costantinopoli, forse a causa di "spiacevoli inconvenienti" verificatisi durante la lettura del libro da parte di qualche sconsiderato. Nonostante questo, nel tempo, il Necronomicon nella sua versione latina di Wormius sopravvive all'interno di una stretta cerchia di iniziati, nonostante l'inserimento nell'INDEX EXPURGATORIUS per volere di papa Gregorio IX nel 1232.
L’Index expurgatorius non è da confondere con l’INDEX LIBRORUM PROHIBITORUM che verrà solo alcuni secoli più tardi, nel 1559 per volere di Papa Paolo IV, anche se di fatto, si tratta più o meno della stessa cosa ma con un sistema più blando. In poche parole, i libri che venivano considerati pericolosi venivano “expurgati”, ovvero censurati nelle parti poco gradite e lasciati così girare di mano in mano. Una scelta curiosa per un libro così pericoloso, anzi un codice medievale visto il periodo storico.
Ma anche così, il Necronomicon riesce comunque a diffondersi dando vita a culti innominabili e pubblicato per ben due volte: in Germania nel XV secolo e in Spagna nel XVII, pur non essendovi riportati in colophon e in frontespizio, i dati dello stampatore, il luogo e l'anno di pubblicazione.
Come si possa affermare che queste due edizioni siano state stampate nei tempi e nei luoghi appena indicati, pare sia da attribuire al tipo di carta e alla stampa, il carattere utilizzato e la rilegatura. Per certo, si sa solo che della versione stampata in Italia nella seconda metà del 1500, una copia sia emersa in quel di Salem tra le mani di un bibliotecario condannato al rogo nel 1692.
La versione del Necronomicon di John Dee
E che dire delle altre versioni? Una delle più famose è sicuramente la traduzione in inglese attribuita a John Dee, alchimista, astrologo e mago personale della regina Elisabetta I, un altro personaggio realmente esistito e per il quale non credo sia necessaria una presentazione. Dee scrisse una sua versione del Necronomicon nel 1580 senza però mai darlo alle stampe. Oggi ne esisterebbero solo dei frammenti che alcuni presunti occultisti asseriscono di aver trascritto e di aver pubblicato come opera originale di Al Azif.
Su John Dee ci sarebbe da dire davvero molto se non fosse che la sua biografia e i suoi studi sull’occulto occuperebbero l’intero scaffale di una libreria. Vi basti sapere che tra i suoi interessi si annoverava la necromanzia, l'arte di risvegliare i morti e un’insana passione per i veleni, che per un soffio non gli venne a costare la testa dopo l'accusa di aver avvelenato Maria I Tudor. Tra i suoi studi più famosi, rimane però la compilazione del linguaggio "enochiano", ovvero la lingua degli angeli con i quali era in contatto il suo aiutante e compare Edward Kelly che la storia ha degnamente, e giustamente, relegato al basso grado di truffatore; un uomo sicuramente losco che aveva sfruttato la buona fede di John Dee per suo rendiconto personale.
Altri Necronomicon
È convinzione, per i non addetti ai lavori, che il Necronomicon sia un'unica entità, un solo libro, un solo esemplare che, passando di mano in mano, ammorbi le menti dei suoi fugaci possessori, alimentando il fanatismo di certi “cultisti” invasati che da secoli tenterebbero a risvegliare i Grandi Antichi.
Non è proprio così. Il Necronomicon esisterebbe in diverse copie, edizioni e forme: una copia sarebbe custodita al British Museum, mentre un'edizione del 1600 sarebbe nei caveau della Biblioteca Nazionale di Parigi. Persino alcune università dalla fama sinistra custodirebbero il famigerato libro: la Biblioteca di Harward (vedremo dopo perché “famigerata”), la Biblioteca dell'Università di Buenos Aires, e la ben più nota Arkham University, più ovviamente un numero imprecisato di copie in mano a privati.
Lovecraft asserisce, nel suo racconto "Il modello Pickman", che la famiglia del pittore fosse in possesso di una copia stampata in Italia con testo in greco e che sia andata perduta subito dopo la scomparsa dello stesso Richard Pickman nel 1926.
In tutto questo, non potevano mancare all'appello il solito Vaticano, con una copia nascosta nelle sue intricate gallerie sotterranee della Biblioteca Vaticana, una copia nella Kester Library di Salem, in una collezione privata del Cairo, presso un collezionista anonimo in Cina e, per finire (ma forse no), alcuni frammenti oggi dispersi nella Città Senza Nome in Arabia.
Il Re in Giallo
Arrivati a questo punto è però d'obbligo citare un altro libro maledetto per comprendere appieno la natura del Necronomicon, ovvero Il Re in Giallo, di Robert Chambers, che pubblica nel 1895 il libro omonimo contenente dieci racconti gotici. Sarà proprio questo libro a finire nelle mani di un certo solitario di Providence che, dopo averlo letto, innescherà in lui una progressiva discesa verso l'abisso della follia. Anzi no, del puro genio. Quel solitario di Providence altro non era che Howard Pillips Lovecraft che, folgorato da quello stile ricercato, onirico e impalpabile di scrivere storie che si svolgevano all’interno dell’ampio raggio delle inquietudini umane, inizierà a concepire universi indescrivibili, creature blasfeme, riti innominabili e terribili visioni di un passato preumano che lascerà milioni di lettori (purtroppo questi solo dopo la sua prematura scomparsa nel 1937) atterriti di fronte ad orrori cosmici contro i quali pare non esserci via di fuga se non nella stessa follia.
Nella mente dello scrittore di Providence, l'inconcepibile forma del Re in Giallo diviene una delle entità più sconvolgenti del pantheon Lovecraftiano: Hastur. Conosciuto anche con l’appellativo "colui che non deve essere nominato" fa la sua prima comparsa nel racconto "Colui che sussurrava nelle tenebre". Esattamente come consiglia lo stesso Lovecraft affibiandogli quell’epiteto, Hastur non verrà mai più nominato nei suoi scritti.
Hastur è dunque un'entità creata da Lovecraft? Da Chambers? Ebbene, no. Fu Ambrose Bierce a citare per la prima volta questo nome nel racconto “Haïta the Shepherd” nel 1893, così come la perduta di Carcosa, localizzata in un tempo e in uno spazio impossibile da comprendere per gli esseri umani, la città priva di abitanti dove scorre un fiume immobile e dove nel cielo brillano due soli pallidi e strane stelle nere.
Una città senza abitanti? Forse, perché secondo alcuni quella sarebbe la dimora del Re in Giallo, Hastur, e che proprio su quelle strade vuote vaghi ancora la sua figura solitaria, apparendo nel nostro mondo, di tanto in tanto sotto diverse forme chiamate "avatar".
Cosa sappiamo del Necronomicon
Ora però dobbiamo fare chiarezza, perché manca ancora qualcosa a tutte queste nozioni storiche. Se siete arrivati sin qui, immagino che vi starete chiedendo se a questo punto possano esserci ancora dubbi sull'esistenza del Necronomicon. Ebbene, a quanto pare tutta questa mole di informazioni (e vi assicuro che non sono tutte) basterebbe a gettare una solida base sull'esistenza del libro, soprattutto proponendolo come oggetto "tenuto volutamente nascosto" da qualche istituzione come il Vaticano, qualche collezionista privato e anonimo, eccetera.
Qualcosa non torna, ed è questo: il Necronomicon sembra essere inafferrabile, custodito dove nessuno al mondo può mettere piede (come la Biblioteca Vaticana), dove non esiste alcun catalogo di riferimento con nomi e cognomi dei possessori (i collezionisti privati sono tutti stranamente anonimi), ma allo stesso tempo sembra essere disponibile a tutti presso certe università. Basta chiederlo in prestito. Sì, ma quale Necronomicon? E poi, è davvero "quel" Necronomicon? Come abbiamo visto, nella storia (e ancora oggi) molti vantano di averlo avuto per le mani e di averne trascritto il testo originale e, come se non bastasse, di averlo reinterpretato: su internet si trovano decine, forse centinaia di edizioni, che millantano di essere il vero Necronomicon, ma che a conti fatti dell'originale Al Azif non hanno proprio nulla: tra questi troviamo trattati di chiromanzia, astrologia e misticismo new age, magia nera e altre amenità. Diciamocelo, questi testi sfruttano il solo uso della parola Necronomicon, ma non lo sono affatto, anche perché (e ora la doccia fredda) il Necronomicon non esiste.
Conclusioni
Già, e non sono io a dirlo, ma lo stesso Lovecraft che inizialmente aveva fatto qualche scherzo ben congeniato facendo credere ad alcuni suoi amici che lui stesso lo aveva avuto fra le mani. Nei suoi scritti troviamo addirittura la storia del libro, narrata come se fosse autentica. Alhazred, Al Azif e tutte le vicissitudini del Necronomicon nella storia lunga secoli sono state inventate dal solitario di Providence in persona. Il vero mistero riguardo il libro più maledetto del mondo, risiede nel fatto che può contare su una storia piuttosto convincente e che, per sua natura, del Necronomicon se ne nega l'esistenza anche tra coloro che lo avrebbero maneggiato. La sua esistenza viene quindi sottilmente negata anche all'interno della sua stessa mitologia, relegandolo in una zona ancora più crepuscolare di quanto non sia lo stesso mistero della sua esistenza.
Dalla prima metà del 900, sono centinaia gli scrittori, i saggisti, gli antiquari che hanno fatto a gara per mantenere vivo il suo mito, alcuni in modo scherzoso, altri sperando di poter acquisire visibilità su chi la sparava più grossa. Altri ancora, cercando di attirare l'attenzione sul proprio catalogo di vendita di libri antichi e così via.
Come detto in apertura, il Necronomicon era apparso persino su un'autorevole rivista di riferimento per l'antiquariato del libro, l'Antiquarian Bookman del 1926, ma non è tutto.
Persino lo stesso Lovecraft rimase sorpreso quando uno delle centinaia di grafomani con cui aveva fitte corrispondenze epistolari, un tale William Conover, gli inviò nel 1936 una rivista contenete una strana recensione del Necronomicon, scritta dall'autore di fantascienza Donald Wollheim. In questa recensione vi si affermava che il libro era stato tradotto in inglese da un certo T. Faraday che nella prefazione faceva chiarezza su certi aspetti rimasti oscuri, tra i quali l'idea che i demoni così come li conosciamo oggi, altro non siano che i Grandi Antichi già narrati da Chambers e Bierce. Inutile dire che Lovecraft ne rimase entusiasta, pur affermando che erano stati commessi alcuni errori storici. Malgrado questo, il solitario di Providence disse con entusiasmo (e stando al gioco) che avrebbe voluto leggere quanto prima il lavoro di Faraday. Nonostante ciò, dopo un'attenta riflessione, scrisse in risposta a Conover: "Questa cosa della leggenda del Necronomicon potrebbe un giorno farmi passare per un bugiardo se dovesse continuare a crescere e si venisse a scoprire che l'ho inventato io."
Troppo tardi, caro Howard, perché ormai il gioco era iniziato e non si sarebbe più fermato, e forse è bello proprio per questo.
Troppo, tanto che la questione inizia davvero a diffondersi in modo del tutto fuori controllo.
Nel 1941 il Necronomicon viene inserito nel catalogo di una libreria antiquaria di New York con tanto di descrizione e prezzo: 900 dollari. All'inserzione, molti collezionisti chiesero informazioni per acquistarlo, ma l'antiquario dovette "glissare" le trattative in quanto già in parola con un'università straniera.
Nel 1953 usciva invece la rivista "Sir!" con un articolo bizzarro: "Curiosi utilizzi della pelle umana", dove si parlava di un libro introvabile, il Necronomicon, rilegato in pelle umana. Se pensate che si tratti solo di un mito la questione della rilegatura di certi libri in pelle umana, vi consiglio di visitare l'Università di Harwarddove sono contenuti diversi tomi rilegati proprio con questo pregiato rivestimento, la pelle umana, come ad esempio il libro “On the Destiny of the Soul” by Arsène Houssaye di fine 1800. Sul destino delle anime mi pare un titolo azzeccato.
(fonte: https://www.mhpbooks.com/harvards-library-does-in-fact-contain-books-bound-in-human-skin/)
Pare insomma che l'idea lanciata dalla libreria antiquaria di New York nel 1941 sia piaciuta in modo particolare, tanto che a seguito di quella pubblicazione a catalogo ne seguirono molte altre, tanto che il Necronomicon iniziò a spandersi a macchia d'olio tra gli scaffali (o archivi privati) di diverse librerie, tra le quali "La Mandragora", libreria antiquaria parigini che si vide sommersa di richiesta d'acquisto per anni. Anche in questo caso, glissare tutte le richieste doveva esser diventato piuttosto dispendioso in termini di tempo, anche se il ritorno economico in visibilità doveva aver procurato affari d'oro.
Dal parlare di un libro fittizio al produrlo sul serio con disegni e scritte indecifrabili, il passo fu breve: tra i primi fu il disegnatore Philippe Druillet, che dichiarò di aver avuto per le mani il Necronomicon e di aver ricopiato alcune pagine che iniziarono ben presto a comparire all'interno di alcune riviste. A calcare la mano e ad aggiungere un pizzico di autorevolezza, fu Jacques Bergier, un vecchio amico di penna di Lovecraft, che tirò in ballo un'edizione francese integrale del Necronomicon che sarebbe stata pubblicata a breve da una casa editrice di Parigi. Lovecraft, disse ancora, gli aveva riferito di un non meglio identificato microfilm contenuto negli archivi Vaticani e di strani incidenti avvenuti all'università di Buenos Ayres dove era celata una copia del libro più blasfemo del mondo. Pare che un incauto avesse pronunciato a voce alta certe parole contenute in quelle pagine.
Che altro aggiungere se non che il NECRONOMICON, l’unico vero e solo, lo abbiamo SOLO NOI nel nostro catalogo in diversi formati e per tutti i prezzi.
Solo una cosa non vi possiamo promettere: la rilegatura in pelle umana. Purtroppo, pare cosa proibita…